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citazioni da
Così parlò Zarathustra
Friedrich W. Nietzsche
nella traduzione di Anna Maria Carpi
edizione Newton Compton
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prefazione
degli spregiatori del corpo
della guerra
del nuovo idolo
delle mosche del mercato
della castità
dell'amico
dell'amore del prossimo
del morso della vipera
del figlio e del matrimonio
della libera morte
della virtù che dona
dei compassionevoli
dei preti
dei virtuosi
della plebe
delle tarantole
dei famosi saggi
dell'autosuperamento
del paese della cultura
dei dotti
dei poeti
della virtù che rimpicciolisce
sull'uliveto
del passare oltre
degli apostati
dello spirito di gravità
di tavole antiche e nuove
il saluto
la cena
dell'uomo superiore
il segno
prefazione
Ma quando Zarathustra fu solo, così parlò al proprio cuore:
"Allora è possibile. Questo vecchio santo nella sua foresta
non ha ancora sentito che
Dio è morto ".
Eccoli i buoni e i giusti! Chi odiano più di tutti? Colui che
infrange le loro tavole dei valori, il distruttore, lo
sfregiatore: - ma questi è il creatore.
degli spregiatori del corpo
Agli spregiatori del corpo voglio dire la mia parola. Non debbono
imparare e insegnare l'opposto di quello che hanno imparato e
insegnato finora, bensì dire addio al proprio corpo - e quindi
ammutolire.
Perfino nella vostra stoltezza e disprezzo, voi spregiatori del
corpo, servite al vostro Se stesso. E io vi dico: il vostro Se
stesso vuole morire e si distacca dalla vita.
della guerra
Il vostro nemico dovete cercare, e la vostra guerra dovete
condurre e per i vostri pensieri! E se il vostro pensiero
soccombe, la vostra sincerità deve proclamare il trionfo!
Dovete amare la pace come mezzo per nuove guerre. E la pace corta
più di quella lunga.
Che cos'è bene? chiedete. Essere valorosi è bene. Lasciate dire
alle fanciullette: "Bene è ciò che è insieme grazioso e
commovente".
del nuovo idolo
Troppi uomini nascono: per i superflui fu inventato lo Stato!
Guardate questi superflui! Sono sempre ammalati, vomitano la loro
bile e lo chiamano giornale. S'inghiottono a vicenda e non
riescono nemmeno a digerirsi.
Guardate questi superflui! Acquistano ricchezze e con esse
diventano soltanto più poveri. Potenza vogliono e innanzi tutto
il grimaldello della potenza, molto denaro, - questi impotenti!
delle mosche del mercato
Lontano dal mercato e dalla fama avvengono tutte le cose grandi:
lontano dal mercato e dalla fama abitano da sempre gli inventori
di nuovi valori.
della castità
Io amo il bosco. Nelle città si vive male: ci sono troppi
lussuriosi.
Non è meglio cadere nelle mani di un assassino che nei sogni di
una donna lussuriosa?
E guardate questi uomini: il loro occhio lo dice - non conoscono
nulla di meglio sulla terra che giacere accanto a una donna.
In verità ci sono uomini casti nell'intimo: sono miti di cuore,
ridono più volentieri e più spesso di voi.
Ridono anche della castità e dicono: "Cos'è la castità?"
dell'amico
"Uno è sempre di troppo intorno a me" - Così
pensa l'eremita. "Uno alla volta - con l'andar del tempo fa
due!"
La nostra fede negli altri tradisce ciò che ameremmo credere di
noi stessi. La nostra brama di un amico è quella che ci tradisce.
Nell'indovinare e nel tacere l'amico dev'essere maestro: non
tutto devi voler vedere. Il tuo sogno ti deve rivelare ciò che
il tuo amico fa da sveglio.
dell'amore del prossimo
Uno va dal prossimo perché cerca se stesso, un altro, perché
vorrebbe perdere se stesso. Il vostro cattivo amore per voi
stessi fa della vostra solitudine una prigione.
del morso della vipera
Distruttore della morale mi chiamano i buoni e i giusti: la mia
storia è immorale.
Se avete un nemico, non ripagategli il male col bene: poiché
farebbe vergogna. Dimostrate bensì che anche lui vi ha fatto
qualcosa di bene.
del figlio e del matrimonio
Matrimonio: così si chiami la volontà in due, la volontà di
creare l'uno che è più di quelli che lo crearono. Reverenza
reciproca chiamo il matrimonio e reverenza per coloro che
vogliono di un simile volere.
Questo sia il senso e la verità del tuo matrimonio. Ma ciò che
i troppi chiamano matrimonio, questi superflui, - ah, come lo
chiamo io?
Ah, questa povertà dell'animo in due! Ah, questo sudiciume in
due! Ah, questo misero piacere in due!
Matrimonio lo chiamarono loro tutto questo; e dicono che i loro
matrimoni sono sanciti in cielo.
Ebbene, io non amo questo cielo dei superflui! No, io non li amo
questi animali impigliati nella rete celeste!
Lungi da me il dio che si accosta zoppicando, a benedire ciò che
egli non ha unito!
della libera morte
La morte come adempimento vi mostro, che diviene per i viventi
una spina e una promessa.
L'adempiente muore la sua morte, vittorioso, circondato da
persone che sperano e promettono.
Così si dovrebbe imparare a morire; e non ci dovrebbero essere
feste dove simile morituro non abbia consacrato giuramenti dei
vivi!
Morire così e la cosa migliore; ma la seconda è: morire nella
lotta e profondere una grande anima.
Ma a chi lotta come a chi vince è odiosa la vostra morte
ghignante, che si avvicina di soppiatto come un ladro - anche se
viene da padrona.
La mia morte vi lodo, la libera morte che viene a me perché
io
voglio.
Troppi vivono e troppo a lungo restano sui loro rami.
Venisse una tempesta che scrollasse dall'albero tutto questo
marciume e pasto di vermi!
Venissero predicatori della morte
rapida! Sarebbero per me
le giuste tempeste e i giusti scrollatori degli alberi della vita!
Ma io sento solo predicare la morte lenta e pazienza con quanto
è "terreno".
Ah, predicate pazienza col "terreno"? E' questo "terreno"
che ha troppa pazienza con voi, bocche maldicenti!
In verità troppo presto è morto quell'ebreo che i predicatori
della morte lenta onorano; e a molti fu sin d'allora fatale che
egli sia morto troppo presto.
Egli conosceva soltanto le lacrime e la malinconia dell'ebreo
insieme con l'odio dei buoni e dei giusti, l'ebreo Gesù: e lo
assalì la nostalgia della morte.
Fosse rimasto nel deserto e lontano dai buoni e dai giusti!
Forse avrebbe imparato a vivere e imparato ad amare la terra - e
inoltre a ridere!
Credetemi, fratelli! Egli è morto troppo presto: avrebbe
ritrattato lui stesso la sua dottrina, se fosse giunto alla mia
età!
della virtù che dona
Ditemi: perché l'oro ascese al massimo pregio? Perché è
infrequente e inutile e rilucente di mite splendore; esso si dona
sempre.
Restate fedeli alla terra, fratelli, con la potenza della vostra
virtù! il vostro amore che dona e la vostra conoscenza serva al
senso della terra. Ve ne prego e scongiuro.
E il grande meriggio è quando l'uomo si trova a metà del suo
cammino tra la bestia e il superuomo e celebra il suo cammino
verso la sera come la sua massima speranza: poiché è il
cammino verso un nuovo mattino.
Allora il tramontare benedirà se stesso come uno che passa al di
là; e il sole della sua conoscenza sarà per lui in pieno
meriggio.
"Morti sono tutti gli dei: ora vogliamo che viva il
superuomo" - questa sia, nel grande meriggio la nostra
ultima volontà! -
dei compassionevoli
Possa il destino condurre sulla mia strada sempre esseri senza
dolore, uguali a voi, ed esseri coi quali mi
sia dato
avere in comune speranza, cibo e miele.
Di aver visto soffrire il sofferente mi vergogno per causa della
sua vergogna; e quando lo aiutai, offesi duramente il suo
orgoglio.
Grandi favori non rendono riconoscenti, bensì desiderosi di
vendetta; e se il piccolo beneficio non viene dimenticato, si
trasforma in tarlo.
"Siate restii nell'accettare! Sottolineate così che
accettate!" - consiglio a quelli che non hanno nulla da
donare.
Ah, dove nel mondo accaddero stoltezze peggiori che presso i
compassionevoli? E che cosa nel mondo causò più sofferenza
delle stoltezze del compassionevole?
dei preti
E una volta Zarathustra fece ai suoi discepoli un cenno e disse
loro queste parole:
"Qui ci sono dei preti: ma anche se sono miei nemici,
passate loro accanto in silenzio lasciando dormire la spada!"
"Sono nemici cattivi: nulla è più vendicativo della loro
umiltà. E facilmente s'imbratta chi li assale."
per me sono dei prigionieri e dei segnati. Colui che chiamano
liberatore li mise in catene.
In catene di falsi valori e folli parole! Ah, se uno li redimesse
dal loro redentore!
Oh, guardate le capanne che questi preti si edificarono!
Chiese chiamano essi le loro spelonche dolceodoranti!
O questa luce falsa, quest'aria intanfita! Qui dove all'anima non
è dato di - volare alle sue vette!
Perché così comanda la loro fede: "Su per la scala in
ginocchio, voi peccatori!"
In verità, preferisco vedere uno spudorato, piuttosto che gli
occhi stravolti del loro pudore e della loro adorazione.
Chi si creò simili spelonche e scale di penitenza? Non furono
coloro che si volevano nascondere e che si vergognavano del cielo
puro?
E da uomini più grandi di tutti i redentori dovete essere
redenti, fratelli, se volete la via della libertà!
Non ci fu mai finora un superuomo. Nudi vidi entrambi, il più
grande e il più piccolo:
Sono troppo simili tra loro. In verità, anche il più grande lo
trovai - troppo umano!
dei virtuosi
E poi ci sono certuni che se ne stanno nella loro palude e così
parlano dal canneto: "Virtù - è starsene tranquilli nella
palude.
Noi non mordiamo nessuno e scansiamo chi vuol mordere; e di tutto
abbiamo l'opinione che ci danno"
E poi ci sono certuni che amano i gesti e pensano; la virtù è
una specie di gesto.
Le loro ginocchia adorano sempre, e le loro mani sono sempre
levate in celebrazioni della virtù, ma il loro cuore non ne sa
nulla.
della plebe
In verità, qui non teniamo dimore pronte per immondi!
Una spelonca di ghiaccio sarebbe per i loro corpi la nostra
felicità e per i loro spiriti!
E come venti forti vogliamo vivere al di sopra di loro, vicini
alle aquile, vicini alla neve, vicini al sole: così vivono i
venti forti.
E come un vento voglio soffiare tra loro e col mio spirito
mozzare il respiro al loro spirito: così vuole il mio futuro.
In verità, un vento forte è Zarathustra per tutti i bassopiani;
e tale consiglio consiglia ai suoi nemici e a tutti quelli che
sputano e vomitano: "Guardatevi dal vomitare
contro
il vento!"
delle tarantole
Con questi predicatori dell'uguaglianza non voglio essere
mescolato e confuso: Poiché così parla
a me la giustizia:
"Gli uomini non sono uguali".
E nemmeno debbono diventarlo! Che cosa sarebbe il mio amore per
il superuomo se io parlassi diversamente?
Per mille ponti e sentieri debbono spingersi verso il futuro, e
tra loro deve essere posta sempre più guerra e disuguaglianza:
così mi fa parlare il mio grande amore!
dei famosi saggi
Verace - chiamo colui che va in deserti senza dei e che ha
spezzato il proprio cuore di veneratore.
Nella sabbia gialla e arso dal sole, egli cerca assetato con
l'occhio le isole ricche di fonti, dove gli esseri viventi
riposano sotto cupi alberi.
Ma la sua sete non lo persuade a diventare uguale a questi che
godono; poiché dove sono oasi, là sono anche simulacri di idoli.
Famelica, violenta, solitaria, senza dio: così vuole se stessa
la volontà del leone.
Libera dalla felicità dei servi, sciolta da dei e adorazioni,
imperterrita e terribile, grande e solitaria: così è la volontà
del verace.
Nel deserto abitarono sempre i veraci, gli spiriti liberi, come
signori del deserto; nelle città abitano i ben nutriti, i famosi
saggi - le bestie da tiro.
dell'autosuperamento
"Volontà di verità" chiamate, voi saggi tra i
saggi, ciò che vi muove e ve accende?
Volontà di rendere pensabile tutto l'essere: così chiamo la
vostra volontà.
Tutto l'essere volete
rendere pensabile: poiché dubitate,
con giusta diffidenza, che sia pensabile.
Ciò nonostante esso deve uniformarsi e piegarsi a voi! Così
vuole la vostra volontà. Piatto e liscio deve diventare e
soggetto allo spirito come suo specchio e riflesso.
Questa è tutta la vostra volontà, voi saggi fra i saggi, ed è
una volontà di potenza; e anche quando parlate del bene e del
male e delle valutazioni.
Creare volete ancora il mondo davanti al quale potervi
genuflettere: ecco la vostra ultima speranza ed ebbrezza.
del paese della cultura
Risi e risi mentre il piede mi tremava e con esso il cuore:
"Questa è la patria di tutti i secchi di colore!" -
dissi.
Con cinquanta macchie di colore sul volto e sulle membra: così
mi stavate davanti, con mio stupore, o miei attuali.
E con cinquanta specchi intorno che adulavano e ripetevano il
vostro gioco di colori!
In verità non potreste portare maschera migliore, voi attuali,
del vostro stesso volto! chi potrebbe
riconoscervi?
Coperti di scrittura, coperti di segni del passato, e anche
questi segni ripassati con nuovi segni: vi siete ben sottratti a
tutti gli interpreti di segni!
Chi di voi si spogliasse di veli e sopravvesti e colori e gesti:
serberebbe forse giusto quanto basta per spaventare gli uccelli.
Poiché così parlate voi: "Noi siamo affatto reali, e senza
fede e superstizione": così enfiate il petto, senza avere
petto!
Sì, come
potreste credere, voi variopinti - voi che siete
il quadro completo di tutto quanto fu mai creduto!
Siete riflessioni vaganti della fede stessa e il rompimembra di
tutti i pensieri.
Indegni di fede così vi chiamo, voi
reali!
Sterili siete,
perciò vi manca la fede. Ma chi doveva
creare, ebbe sempre i suoi sogni veritieri e i suoi sogni celesti
- e credeva al credere!
dei dotti
Poiché questa è la verità: ho abbandonato la casa dei dotti e
ho anche sbattuto la porta dietro di me.
Troppo a lungo sedette la mia anima affamata al loro tavolo; non
sono al par di loro preparato alla conoscenza come a schiacciare
le noci.
Amo la libertà e l'aria sopra la fresca terra; preferisco
dormire su pelli di bue che sulle loro dignità e rispettabilità.
Sono troppo caldo e arso dai miei pensieri: spesso mi tolgono il
respiro. Allora devo uscire all'aperto e allontanarmi da tutte le
stanze polverose.
Ma essi se ne stanno freschi nell'ombra fresca: in tutto essi
vogliono vedere soltanto spettatori e si guardano dal mettersi
dove il sole scotta sui gradini.
Come quelli che se ne stanno sulla strada e contemplano incantati
la gente che passa: così stanno anche loro in attesa e
contemplano incantati i pensieri che altri hanno pensato.
dei poeti
"Perché" disse Zarathustra "tu chiedi perché? Io
non sono di quelli cui è lecito chiedere il loro perché.
E' forse la mia esperienza di ieri? E' molto tempo che ho fatto
esperienza dei motivi delle mie opinioni.
Non dovrei essere una botte di memoria se volessi avere presso di
me anche i miei motivi?
E' già fin troppo per me tenermi le mie opinioni; qualche
uccello vola via."
della virtù che rimpicciolisce
Passo in mezzo a questo popolo e tengo gli occhi aperti: essi non
mi perdonano che io non sia invidioso delle loro virtù.
Essi cercano di mordermi, perché io dico loro: alla gente
piccina sono necessarie virtù piccine - e perché mi è duro
convincermi che la gente piccina sia
necessaria!
Sono cortese con loro, come con ogni piccola seccatura; essere
pungenti con quel che è piccolo mi sembra una saggezza da
istrice.
E poco fa una donna strinse a sé il figlio che voleva venire a
me: "Portate via i bambini!" gridò "occhi come
questi inceneriscono le anime dei bambini".
Tossiscono quando io parlo: credono che tossire sia una obiezione
ai venti impetuosi; essi non immaginano lo spumeggiare della mia
felicità!
Io vado in mezzo a questo popolo e tengo gli occhi aperti: sono
diventati più piccini e diventano sempre più piccini:
ma
questo è dovuto alla loro dottrina di felicità e di virtù.
Essi infatti sono modesti anche nella virtù - perché vogliono
il benessere. Ma col benessere si accorda solo una virtù modesta.
Essi imparano, sì, a modo loro a camminare e ad avanzare: questo
il lo chiamo il loro
zoppicare. Così sono di intralcio a
chiunque abbia fretta.
E qualcuno di loro avanza, ma avanzando si guarda indietro, con
la nuca irrigidita: e uno così mi piace investirlo.
Piede ed occhio non devono mentire né smentirsi a vicenda.
Tanta bontà, altrettanta debolezza vedo. Tanta giustizia e
compassione, altrettanta debolezza.
Rotondi, giusti e benevoli sono l'uno con l'altro, come i
granelli di sabbia sono rotondi, giusti e benevoli con i granelli
di sabbia.
Abbracciare umilmente una piccolo felicità - questi essi la
chiamano "rassegnazione"! E intanto sbirciano già
umilmente verso una nuova piccola felicità.
In fondo essi vogliono ingenuamente una cosa soprattutto: che
nessuno faccia loro male. così prevengono ognuno e gli fanno del
bene.
Ma questa è
viltà: sebbene si chiami "virtù".
E anche se capita che parli rudemente, questa piccola gente:
io
non odo in ciò che la loro afonia, giacché ogni corrente d'aria
li rende afoni.
Sono accorti, le loro virtù hanno dita accorte. Ma mancano loro
i pugni, le loro dita non sanno nascondersi dentro il pugno.
Virtù è per loro ciò che rende umili e miti: così fecero del
lupo un cane e dell'uomo stesso il migliore animale domestico
dell'uomo.
"Noi collochiamo la nostra sedia nel
mezzo - mi dice
il loro sorriso soddisfatto - a uguale distanza da gladiatori
morenti e da scrofe appagate"
Ma questa è
mediocrità: sebbene sia chiamata misura.
E quando grido: "Maledite tutti i diavoli codardi in voi,
che piagnucolano volentieri e giungono le mani e vorrebbero
adorare", essi gridano: "Zarathustra è senza dio".
E lo gridano soprattutto i loro maestri della rassegnazione; ma
giusto a loro amo gridare negli orecchi: Sì, io
sono
Zarathustra, il senza dio!
Questi maestri della rassegnazione! Dovunque sia piccineria,
malattia e rogna, arrancano loro, come pidocchi: e solo lo schifo
mi impedisce di schiacciarli.
Voi diventate sempre più piccini, voi gente piccina! Vi
sgretolate, amanti del comodo! Voi andrete in rovina - per le
molte vostre piccole virtù, per le molte vostre piccole
omissioni, per la molta vostra piccola rassegnazione!
Troppo liscio, troppo cedevole: così è il vostro suolo! Ma
perché un albero diventi
alto, deve gettare dure radici
intorno a dure rocce!
Ah, se allontanaste da voi ogni volere a
metà e foste
decisi all'indolenza come all'azione!
Ah, se capiste la mia parola: "Fate sempre quel che volete,
ma prima siate di quelli che
sanno volere !"
Amate il vostro prossimo come voi stessi, ma siate di quelli che
amano
se stessi - amano con grande amore, amano con grande
disprezzo!"
sull'uliveto
L'inverno, sgradito ospite, è in casa mia; blu sono le mie mani
per la stretta di mano della sua amicizia,
E' un ospite duro, ma io lo onoro, e non mi prosterno, come i
tenerelli, al panciuto idolo del fuoco.
Meglio battere per un po' ancora i denti che adorare idoli! Così
vuole il mio carattere. Straordinariamente avverso sono a tutti i
caldi, fumanti, gradevoli idoli del fuoco.
Cosa buona e proterva è anche il lungo tacere e il guardare,
come il cielo invernale, con volto luminoso e occhi rotondi: come
lui tacere il proprio sole e la propria indomita volontà solare;
davvero, quest'arte e questa protervia invernale le ho apprese
bene!
Ma i chiari, i prodi, i trasparenti - questi sono per me i più
accorti fra coloro che tacciono: coloro il cui fondo è così
profondo
che anche l'acqua più chiara - non lo tradisce.
Mi
sentano pure tremare e sospirare per il freddo
invernale, tutti questi poveri biechi bricconi intorno a me! Con
questo sospirare e tremare riesco a fuggire dalle loro stanze
riscaldate.
Mi compassionino e sospirino sui miei geloni: "Ci morirò
congelato,
al ghiaccio della conoscenza!" così si lamentano.
Intanto, coi piedi caldi io vado avanti e indietro per il mio
uliveto: nell'angolo assolato del mio uliveto io canto e
schernisco ogni compassione.
del passare oltre
Mi disgusta questa grande città, e non soltanto questo folle.
Qui e là non vi è nulla da migliorare, nulla da peggiorare.
Ma a te, folle, do come congedo questo insegnamento: dove non si
può più amare, là si deve
passare oltre.
degli apostati
E' finita da un pezzo per i vecchi dei: e, in verità, hanno
avuto una buona e serena fine da dei!
Non il "crepuscolo" portò loro la morte - è una
menzogna! Piuttosto: essi sono morti per causa propria, sono
morti dal
ridere!
Accadde quando un dio si lasciò sfuggire la più empia delle
parole - la parola "Esiste un solo dio! Non avrai altro dio
all'infuori di me!"
- un vecchio barbone iroso di un dio, un dio geloso, che ebbe
questa sconsideratezza -
E tutti gli dei risero e oscillarono sui loro seggi ed
esclamarono: "Che vi siano dei e nessun dio, non è questa
la divinità?"
dello spirito di gravità
E con questo scopo si lasciano venire a sé i fanciulli, per
proibir loro per tempo di amare se stessi: ed è opera dello
spirito di gravità.
E noi - noi, ligi, ci portiamo dietro quello che ci danno, su
spalle indurite e per aspre montagne! E se sudiamo, ci dicono;
"Già, la vita è un pesante fardello!"
Ma soltanto l'uomo è a se stesso un pesante fardello! Perché
porta sempre troppe cose estranee sulle proprie spalle. Come il
cammello, s'inginocchia e si lascia caricare.
Soprattutto l'uomo forte, paziente, che ha in sé reverenza:
troppe parole e valori
estranei carica su di sé - così
la vita gli appare un deserto!
sciagurati chiamo anche quelli che devono sempre
attendere
- sono contrari al mio gusto: tutti gli esattori, i mercanti e i
re e gli altri custodi di paesi e di negozi.
In verità, imparai anche ad attendere e fino in fondo, - ma solo
ad attendere
me stesso.
E sempre malvolentieri domandavo la strada - era sempre contrario
al mio gusto! Preferivo interrogare io stesso le strade e
tentarle.
Un tentare e interrogare fu sempre il mio andare: e in verità si
deve
imparare anche a rispondere a questi interrogativi!
Ma questo - è il mio gusto;
non è né buono né cattivo: è soltanto il
mio gusto, di
cui né più mi vergogno né faccio più mistero.
"Questa - è ora la
mia strada, -dov'è la vostra?
" - così rispondevo a quelli che mi chiedevano "la
strada".
La strada infatti - non c'è!
di tavole antiche e nuove
Quando giunsi agli uomini, li trovai seduti sopra un'antica
presunzione: presumevano tutti di sapere da gran tempo che cosa
fosse per l'uomo bene e male.
Io scossi questo languore letargico quando insegnai: ciò che
siano bene e male
non sa ancora nessuno : tranne colui che
crea!
E questi è colui che crea la meta dell'uomo e dà alla terra
senso e futuro: questi soltanto
fa sì che qualcosa sia
bene e male.
(13)
"Perché vivere? Tutto è vano! Vivere è trebbiare paglia;
vivere è bruciarsi senza riscaldarsi".
Questa chiacchiera antiquata si considera ancora "saggezza";
è vecchia e puzza di chiuso, e
perciò è rispettata.
Anche la muffa nobilita.
(15)
Simili massime sentii pronunciare da pii abitatori di un mondo al
di là del mondo rivolgendosi alla loro coscienza, e davvero
senza malizia né perfidia, sebbene nel mondo non vi sia di più
malizioso né di più perfido.
"Lasciate il mondo essere il mondo! Non levategli contro
neanche un dito!"
"Lasciate che chi vuole strozzi la gente e la pugnali e la
scortichi e la faccia a pezzi: tu non muovere un dito! In tal
modo impareranno il distacco dal mondo".
"E la tua ragione - devi soffocarla e strozzarla tu stesso;
perché è una ragione di questo mondo, - in tal modo impari tu
stesso il distacco dal mondo".
- Rompete, rompete, fratelli, le antiche tavole dei pii.
Rompete le massime dei calunniatori del mondo.
(16)
Volere libera: giacché volere è creare: così vi insegno. E
solo
per creare dovete imparare!
E anche l'imparare dovete prima
impararlo da me, un buon
imparare!
(21)
Poiché, fratelli miei: il meglio deve dominare, il meglio
vuole
anche dominare! E dove risuona altra dottrina, là -
manca
il meglio.
(26)
Oh fratelli! Presso quali uomini si nasconde il più grande
pericolo per tutto il futuro umano? Non è forse presso i buoni e
i giusti?
Infatti sono quelli che parlano e dicono :"Sappiamo già
cos'è buono e giusto, ce l'abbiamo anche noi; guai a quelli che
cercano ancora!"
O fratelli, una volta un uomo guardò i buoni e i giusti in fondo
al cuore, e poi disse: "Sono i farisei". Ma non fu
compreso.
I buoni e i giusti stessi non poterono comprendere: il loro
spirito è prigioniero della loro buona coscienza. La stupidità
dei buoni è infinitamente accorta.
MA questa è la verità: i buoni
devono essere farisei, -
non hanno scelta!
I buoni
devono crocifiggere colui che si inventa la
propria virtù! Questa è la verità!
Ma il secondo che scoprì la loro terra, cuore e regno dei buoni
e dei giusti fu colui che chiese: chi odiano sopra ogni cosa?
Colui che crea odiano sopra ogni cosa: colui che infrange,
- lo chiamano delinquente,
I buoni infatti - non
possono creare: essi sono sempre
l'inizio della fine:
essi crocifiggono colui che scrive nuovi valori su nuove tavole,
sacrificano a
se stessi il futuro, - crocifiggono tutto il
futuro dell'uomo!
I buoni - furono sempre l'inizio della fine.
il saluto
Chi si regge su gambe malate e malferme, come voi, vuole
soprattutto, che lo sappia o che se lo nasconda: essere
risparmiato.
Ma le mie braccia e le mie gambe io non le risparmio,
io non
risparmio i miei guerrieri: come potreste dunque essere
adatti alla
mia guerra?
Con voi mi rovinerei ogni vittoria. E qualcuno di voi cadrebbe a
terra se soltanto udisse il rullare dei miei tamburi.
la cena
"Io sono legge soltanto per i miei, non sono legge per tutti.
Ma chi mi appartiene dev'essere di ossatura robusta e di piedi
leggeri - voglioso di guerre e di feste, e non un ipocondriaco,
non uno svanito sognatore, pronto alle cose più ardue come a una
festa per lui, sano e integro.
Il meglio appartiene ai miei e a me; e se non ce lo danno, ce lo
prenderemo: il miglior nutrimento, il cielo più puro, i pensieri
più forti, le donne più belle!"
Così parlò Zarathustra; ma il re di destra rispose : "Strano!
Udii mai così accorti detti dalla bocca di un saggio?
E in verità, la cosa più strana in un saggio è che parli di
tutto con accortezza e non sia un asino"
dell'uomo superiore
(9)
Abbiate molta diffidenza, uomini superiori, voi risoluti! Voi
aperti di cuore! E tenete segreti i vostri motivi. Questo oggi è
infatti della plebe.
Ciò che la plebe un giorno imparò senza motivi a credere, chi
potrebbe con dei motivi - rovesciarglielo?
E sul mercato si persuadono gli altri solo con i gesti. I motivi
rendono la plebe diffidente.
E se mai la verità conseguì la vittoria, domandatevi con molta
diffidenza: "Qual grande errore ha combattuto per lei?"
(10)
Se volete arrivare in alto, usate le vostre gambe! Non lasciatevi
trasportare in alto, non sedetevi su dorsi e teste altrui!
Tu salisti a cavallo? Cavalchi veloce verso la tua meta?
Bene, amico! Ma il tuo piede storpio è con te sul cavallo!
Quando sarai alla meta, quando salterai da cavallo: proprio al
vertice della tua
altezza, o uomo superiore, -
inciamperai!
il segno
"Aspiro forse alla
felicità? Io aspiro alla mia
opera!
Questo è il mio mattino, il mio giorno incomincia:
alzati,
alzati, grande meriggio!"
Così parlò Zarathustra e abbandonò la sua spelonca, ardente e
forte come un sole mattutino che esce da scure montagne.